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Beni culturali, quella sinergia che non c'è

di Zammù TV

Conversazione con il direttore dell'Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Cnr Daniele Malfitana: «Il patrimonio va studiato, ma per proteggerlo e valorizzarlo serve dialogare con Regione, privati e associazioni»




«L'Ibam è attualmente l’unico istituto del Cnr che per tutta l'Italia meridionale si occupa di beni archeologici e monumentali e che ha come obiettivo quello di fare ricerca "per il territorio" ma che da questo territorio non riesce ad avere riscontri a causa della profonda frammentazione di competenze e della mancanza di rapporti tra i soggetti che a vario titolo sono coinvolti nella valorizzazione dei beni culturali».

Punta il dito soprattutto sulla Regione Siciliana Daniele Malfitana, da tre anni alla guida dell'Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Consiglio Nazionale delle Ricerche che ha sede proprio a Catania: «Ciò che ci ha impedito finora di avere rapporti proficui con il territorio per salvaguardare e promuovere meglio il nostro straordinario patrimonio culturale è la mancanza di una visione strategica. Università e Cnr dialogano tra loro – prosegue - ma non riescono a interloquire con il governo regionale, che non intrattiene rapporti neanche con il mondo dell'associazionismo o dell’impresa».

Valorizzazione, managerialità, ritorno sociale e evoluzione tecnologica sono gli altri temi toccati da Malfitana in questa intervista realizzata da Zammù TV: «La valorizzazione “economica” dei beni attraverso il contributo dei privati è quella che spaventa di più perché si teme che i beni vengano “sfruttati”, senza tenere in considerazione invece che “gli ingranaggi vanno lubrificati"». Secondo Malfitana dunque anche la gestione manageriale dei beni è utile allo scopo della tutela del patrimonio, perché questo gioverebbe al reperimento di risorse indispensabili: «Basti pensare al "modello Ercolano" - ricorda -, il sito archeologico è potuto rinascere proprio grazie al contributo di Packard, erede del magnate americano proprietario del colosso informatico HP».

Da non sottovalutare è poi il ritorno “sociale” delle cosiddette sinergie e il contributo delle nuove tecnologie ai fini della tutela dei nostri beni: «Inclusione sociale significa anche coinvolgere giovani forze (i nostri figli, i nostri studenti, ma anche gli altri cittadini), affinché comprendano, mettano a sistema e a loro volta amplifichino il messaggio culturale di cui vogliamo essere portatori».


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