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Benvenuta bioenergia. Le piante diventano carburanti

di Irene Alì (redazione web), Stefania Andriani, Agata Ventura, Alessia Di Pietro, Angelo Sarra Fiore, Chiara Racalbuto (redazione web), Lorenzo Di Silvestro, Marcella Lombardo, Mariateresa Calabretta (redazione web), Marzia Toscano, Paolo Riela, Rosa Maria Di Natale e Silvia Lo Re

I ricercatori del progetto "Optima" stanno conducendo uno studio sulle piante erbacee perenni e spontanee tipiche dell’area mediterranea. La sfida? Cercare nuove fonti di energia possibile, affidabili quanto il petrolio, ma senza effetti inquinanti




Dalle piante erbacee perenni e spontanee tipiche dell’area mediterranea è possibile ricavare nuove fonti di energia affidabili quanto il petrolio, ma senza effetti inquinanti.

I ricercatori del progetto Optima (Optimization of Perennial Grasses for Biomass Production), del dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A, ex Dispa) dell’Università di Catania, puntano su colture mediterranee in grado di crescere anche in ambienti difficili, in terreni non arabili o anomali.

Tra queste ci sono l’Arundo donax (canna comune) e il Miscantus giganteus (introdotta dall'estremo oriente): si tratta di piante non usate a scopo alimentare, dalle quali si possono ottenere sia prodotti per combustione, come biocarburanti e bioetanolo, sia olio da pirolisi e da pirogassificazione. Quest'olio può essere ad esempio utilizzato nei motori diesel.

Il responsabile del progetto è Salvatore Cosentino, docente ordinario e attuale direttore del Di3A, che in questa quarta puntata de #IRicercati è intervistato insieme a Giorgio Testa, ricercatore responsabile WP Optima, e Danilo Scordia, assegnista di ricerca e project manager "Optima".

Nello staff di questa quarta e ultima puntata della prima serie: Irene Alì, Stefania Andriani, Mariateresa Calabretta, Alessia Di Pietro, Silvia Lo Re, Lorenzo Di Silvestro, Chiara Racalbuto, Paolo Riela, Angelo Sarra Fiore, Marzia Toscano, Agata Ventura. Grafica: Marcella Lombardo.


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