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Caso Maggio, il rettore spiega i motivi della revoca

Giacomo Pignataro rompe il silenzio e interviene sulla vicenda della revoca dell'incarico all'ex direttore generale Lucio Maggio. «L’Ateneo non è spaccato. Nessuno avrebbe voluto arrivare a questo punto, ma siamo stati costretti a farlo», ha detto in conferenza stampa


«Nessuna faida, l'ateneo non è spaccato. È stato un procedimento interno formalizzato con regole precise basato sulla contestazione di fatti specifici». Il rettore Giacomo Pignataro in conferenza stampa ripercorre le tappe che hanno portato alla revoca dell'incarico di direttore generale di Lucio Maggio. Sottolinea che non è una vicenda personale tra rettore e direttore generale, «ma un procedimento che ha visti coinvolti organi del nostro ateneo come il senato accademico e il consiglio di amministrazione, eletti prima della mia nomina. E' lo stesso cda - ricorda - che nel 2012 ha nominato Maggio direttore generale». 

Il percorso che porterà alla revoca inizia il 28 marzo, quando in consiglio di amministrazione emergono alcuni atti di Maggio che vengono giudicati illegittimi. In particolare due: un contratto di manutenzione sottoscritto sulla base di un cottimo fiduciario autorizzato da Maggio «che - sottolinea Pignataro - non aveva i poteri di farlo». A questo si aggiunge la proproga di due contratti di dirigente a tempo determinato «che il cda ha riconosciuto privi di effetto per l'ateneo». «Purtroppo dopo quella seduta, Maggio ha disconosciuto qualsiasi efficacia alle delibere del cda, non le ha applicate - spiega il rettore davanti alla stampa - Quindi con il supporto dell'avvocatura abbiamo deciso di sospenderlo dalle funzioni, ma anche in quel caso ha ritenuto di dover continuare a usare il suo ufficio e i servizi connessi. Abbiamo esposto questi ultimi fatti alla Procura affinchè possa valutare se in questi comportamenti ci siano ipotesi di reato. Ma ormai - conclude - il rapporto fiduciario è minato alla base».