Scrusciu: che rumore fa la poesia?

La presentazione del libro di Erica Donzella raccontata da Sofia D’Angelo, studentessa di Lettere moderne al Dipartimento di Scienze umanistiche di Unict

Sofia D'Angelo

Erica Donzella

Lo scorso 17 novembre, alla libreria Mondadori di Piazza Roma a Catania, si è svolta la presentazione del nuovo libro di Erica Donzella, editor, docente di storia ed elementi dell’editoria e scrittrice siciliana.

L’autrice ringrazia innanzitutto i suoi compagni di viaggio, in quanto tutto è nato proprio da una precedente avventura comune a Pordenone Legge, in cui Scrusciu (Samuele Editore, 2022) era solo una poesia, che si è poi trasformata in qualcosa di nuovo.

Un aspetto interessante di questo volume è che viene dopo una raccolta poetica, Quando cadranno i rumori (Scatole Parlanti, 2019), fatta di silenzio: un volersi ritirare in una dimensione molto più intima. Scrusciu invece rappresenta un’evoluzione; dopo essere stati tanto in silenzio si sente il bisogno di una rinascita, di un risveglio.

La poesia, ci racconta l’autrice, deve «dire le cose […], deve rimanerti addosso e in testa». E continua dicendo: «è interessante quello che sta accadendo attorno a Scrusciu, in quanto mi rendo conto che viene letto, lo sento vivere, lo sento battere; e credo che venga letto perché in questi versi c’è la mia voglia di spronare. […] È un libro fatto di molta rabbia».

Si tratta di una raccolta divisa in due parti, la prima costituita da testi in italiano, la seconda da componimenti in dialetto. Nella prima parte domina un senso di attesa, un io trattenuto che non vuole sbilanciarsi. Al contrario della seconda parte, Chiafura, in cui si ha una maggiore liberà espressiva.

Chiafura è il quartiere di Scicli dove è nata e cresciuta l’autrice ed è il luogo dove è nato suo padre. «Sono andata a scavare in una memoria che avevo rimosso […]. Il dialetto mi serviva per chiudere dei conti e dare legittimità al dolore», conclude, affermando di non volerci più rinunciare e di come riesca in questo modo ad esprimere cose che in italiano sarebbe difficile anche solo pensare.

Donzella racconta anche di come Chiafura inizialmente non doveva essere presente all’interno del libro, «mi hanno proprio richiesto delle poesie in dialetto – aggiunge – sono rimasta sorpresa, contenta e orgogliosa».

All’interno del libro, inoltre, troviamo un trittico per Orazio, un amico scomparso lo scorso anno; sono versi che ci aiutano ad avvicinare il tema della morte, a guardare con la lente di ingrandimento qualcosa che non capiremo mai, metterlo al nostro fianco, e normalizzarlo.