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Studiare (e saper fare) Ingegneria civile a Unict

di Giuliano Severini, Zammù TV e Irene Alì (redazione web)

Viaggio tra i dipartimenti e i corsi di studio Unict per informare e orientare le future matricole. La webtv d’ateneo fa tappa al Dipartimento Ingegneria civile e Architettura. «Insegniamo ai ragazzi lo spirito del faber»




Viaggio tra i dipartimenti e i corsi di studio dell'Università di Catania per informare e orientare le future matricole. La webtv d’ateneo fa tappa questa volta al Dipartimento di Ingegneria civile e Architettura per raccontare non soltanto l’offerta didattica ma anche per scoprire i luoghi dello studio e della ricerca, con la partecipazione degli studenti e dei docenti che quotidianamente vivono aule, laboratori e cantieri dove gli allievi completano la loro formazione.

«I nostri corsi – spiega il direttore del Dicar Enrico Foti - sono organizzati in maniera tale da offrire non solo nozioni e attività formative ex cathedra tradizionale, ma anche attività laboratoriali che insegnano ai ragazzi il “saper fare”».

Ma andiamo con ordine, cosa si studia al Dicar?

Per i nuovi iscritti, il dipartimento propone per il prossimo anno accademico il corso di laurea triennale in Ingegneria civile e ambientale-gestionale e la laurea quinquennale in Ingegneria edile – Architettura. I laureati triennali hanno a disposizione sei corsi di laurea magistrale, di cui uno internazionale interamente tenuto in lingua inglese: Ingegneria civile delle Acque e dei Trasporti, Ingegneria civile Strutturale e Geotecnica, Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio, Chemical Engineering for Industrial Sustainability, Ingegneria Gestionale e Ingegneria Meccanica. 

«L’ingegnere è una persona che opera in uno spazio aperto – chiarisce Paolo La Greca, docente di Tecnica e pianificazione urbanistica ed ex direttore del Dipartimento -, è in grado di relazionarsi col contesto, con l’ambiente circostante». Di grande utilità per gli ingegneri del futuro sono senz’altro le visite didattiche; in video riconosciamo il cantiere della Metropolitana di Catania, tratta Nesima-Misterbianco, dove gli studenti di Meccanica e Dinamica delle terre della prof.ssa Rossella Massimino sono stati guidati dall’ing. Salvatore Burgio della CMC Ravenna che realizza i lavori.

Tra le attività sul campo, in questo video riconosciamo anche le volte in laterizio a forma di cono realizzate dagli studenti del modulo di Architettura digitale curato dal prof. Vincenzo Sapienza al MuRa (il Museo della Rappresentazione di Villa Zingali-Tetto) con la tecnica della volta “Tabicada” impiegata anche nella costruzione della celeberrima Sagrada Familia di Gaudì.

«Noi trasferiamo le conoscenze scientifiche alle possibilità tecniche – rafforza La Greca -. L’idea del “faber”, del fare, è una caratteristica essenziale che l’ingegnere deve avere». «Puntiamo molto sulle visite tecniche – gli fa eco Foti -, di studio e soprattutto consentiamo ai nostri studenti di effettuare esperienze all’estero con intensi programmi Erasmus e le numerose collaborazioni internazionali».

Lo conferma la scelta di Simone Matuscheck, studentessa Erasmus di Monaco che ha scelto Catania per approfondire i suoi studi sull’ingegneria costiera e portuale: «Siamo stati nel laboratorio di Idraulica, abbiamo visto come funzionano i porti, come le strutture interagiscono con le onde».

In effetti, per lo svolgimento della propria attività di ricerca, oltre che per il supporto alla didattica e per rispondere alle esigenze di enti pubblici e di aziende, il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura si avvale di propri laboratori di ricerca.

Il dipartimento ha in corso numerose collaborazioni con amministrazioni italiane, europee o extraeuropee ed enti sia pubblici che privati, per lo svolgimento di ricerche applicate, studi a carattere scientifico, di fattibilità, di assistenza tecnico-scientifica e di consulenza, espletati con riferimento alle tematiche pertinenti ai settori scientifico disciplinari dei docenti afferenti alla struttura.

I progetti “sul campo” sono quindi un segno distintivo delle attività didattiche del Dicar. «Durante il mio percorso di studi – racconta Giulia Carmeni, studentessa in Ingegneria Meccanica – ho avuto la possibilità di partecipare al progetto per la realizzazione del prototipo ibrido Vulcan-Fury e di poter competer con altri team provenienti da tutto il mondo».

E il mondo del lavoro?

«Le possibilità occupazionali sono veramente tante – risponde La Greca -. Non vi è uno specifico settore che si muove nel campo dell’innovazione, della pratica burocratica o innovativa che non abbia bisogno delle figure degli ingegneri e degli architetti». 

E non solo negli ambiti tradizionali: «La nostra formazione è sempre innovativa – spiega Foti -. Oggi si parla molto, ad esempio, dei problemi connessi ai cambiamenti climatici e certamente i nostri corsi consentono di affrontare queste nuove sfide».

Ne è un esempio la T-Box, primo prototipo abitativo al mondo costruito con struttura portante in cartone ondulato, allestito sempre alla cittadella da un gruppo di studenti del Dicar in partnership con la start up Archicart.

E che dire del "tetto verde" realizzato sull’edificio 15 della Cittadella universitaria per incentivare la raccolta e la gestione delle acque piovane? Anche in questo caso, una collaborazione con altri partner realizzata nell'ambito del progetto di ricerca “NCWR - Non Conventional Water Resources" (Risorse Idriche Non Convenzionali) che promuove pratiche sostenibili per l’approvvigionamento e l'utilizzo dell'acqua e per facilitare l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Più faber di così!