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Settis e il "Diritto alla Cultura" negato

di Salvo Noto e Mariano Campo

A Villa San Saverio, in occasione delle celebrazioni per il ventennale della Scuola Superiore di Catania, lo studioso parla di Costituzione, scuola, ricerca, università, promozione e tutela del paesaggio e dell'ambiente




In occasione delle celebrazioni per il ventennale della istituzione della Scuola Superiore di Catania, l'archeologo e storico dell'arte di fama mondiale, Salvatore Settis, a lungo direttore della Normale di Pisa, ha tenuto una lectio magistralis dal titolo Diritto alla cultura, mettendo in evidenza come tale diritto sia sancito a chiare lettere dalla Costituzione italiana ma venga spesso negato a causa dei pesanti tagli di risorse effettuati dai governi nazionali negli ultimi vent'anni.

«Come spesso avviene - ha osservato amaramente, citando in primis l’articolo 9 della Carta (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione) - ci troviamo a dover constatare il divorzio tra l’affermazione teorica di principi e la negazione di questi stessi principi nella pratica delle risorse. Dati alla mano, l’Italia è tra i paesi europei che hanno più fortemente disinvestito in politiche culturali, e le ricadute si vedono soprattutto al Sud. Insomma, tutti a dire che la cultura (la scuola, l’università, la ricerca, il patrimonio culturale e ambientale…) è un asset strategico ma di fatto, da almeno vent’anni, è il primo oggetto dei tagli governativi».

«È su questo sfondo – ha proseguito Settis - che, in un Paese oggi affetto da una crisi collettiva di memoria, dobbiamo ricordare a noi stessi che la cultura, secondo la Costituzione, è un bene comune. Secondo il nostro ordinamento, i valori della cultura (per esempio la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico) non sono un tema “di nicchia”, ma appartengono a una sapiente architettura di diritti che si lega strettamente agli orizzonti fondamentali della democrazia: uguaglianza, libertà, equità sociale, dignità della persona umana. Ma perché queste mete siano praticabili e concrete è altrettanto necessaria la piena centralità della cultura, che appartiene allo stesso identico orizzonte di valori costituzionali che include il diritto al lavoro, la tutela della salute, la libertà personale, la democrazia. Se concepiamo la cultura come il cuore e il lievito dei diritti costituzionali della persona e insieme il legante della comunità, capiremo che essa è funzionale alla libertà, alla democrazia, all'eguaglianza, alla dignità della persona».

«Dalla nostra giusta indignazione per questo ‘diritto negato’ – ha concluso, indirizzando il suo augurio per il futuro della Scuola superiore catanese - deve nascere un rinnovato esercizio del diritto di resistenza, altissimo principio che, pur non essendo espressamente scritto nella Carta, ne rispecchia in pieno lo spirito, laddove gli atti dei poteri pubblici arrivino a violare le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla stessa Costituzione».