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Filosofia del diritto

Una discussione sulle regole che reggono il diritto e, attraverso esso, la convivenza umana. Norme scelte dagli uomini e modificabili, sulla cui validità si è discusso per secoli, da Aristotele a Kant, come spiega Fabio Ciaramelli, docente del dipartimento di Giurisprudenza di Unict




«Il corso di filosofia del diritto non ha un andamento storico ma problematico. Si cerca cioè di studiare alcuni problemi». «Partendo non da definizioni astratte ma dalle esperienze concrete», secondo la definizione di filosofia data da Immanuel Kant. Così Fabio Ciaramelli, docente del dipartimento di Giurisprudenza dell'università di Catania, introduce il suo corso alle possibili future matricole dell'ateneo, durante l'Open Day dedicato all'orientamento.

Un ragionamento sulle regole che reggono il diritto e, attraverso esso, la convivenza umana. «Regole non date dalla natura, ma costituite dal gruppo. Così come la lingua o le monete, anche le regole giuridiche», continua il docente. Ma anche regole sulle quali, nel corso della storia, il pensiero filosofico ha di continuo posto una domanda: «Sono giuste? È l'eterna discussione, da Artistotele a Kant - aggiunge - che si può e si deve fare perché queste regole non sono un dato immodificabile».

La spiegazione prosegue attraverso un esempio d'eccezione, il romanzo I promessi sposi. Per concludere: «La filosofia del diritto non serve per conoscere ciò che appartiene al diritto, ma per ragionare sulle implicazioni che rendono comprensibile criticamente il modo con cui la legge è stata fatta. Lasciando sempre aperta la domande: le leggi sono giuste?».