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Il "caso" dell'elefante nano siciliano

di Giuliano Severini e Mariano Campo

Zammù TV al Museo di Scienze della Terra dell’Ateneo catanese, per raccontare la storia del Palaeoloxodon Falconeri, pachiderma pigmeo che visse nell’isola mezzo milione di anni fa




Cinquecentomila anni fa in Sicilia viveva il più piccolo elefante mai esistito sulla Terra: il Palaeoloxodon Falconeri. Lo scheletro di una femmina di questo curioso pachiderma pigmeo, alto al massimo 100 centimetri, proveniente dalla grotta di Spinagallo, nei pressi di Siracusa, è oggi ospitato nella sezione paleontologica del Museo di Scienze della Terra dell’Università di Catania, nella sede del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali.

Zammù TV è andata a visitare il Museo, alla scoperta di questo curiosissimo esemplare, endemico anche dell’isola di Malta, cercando di capire i motivi della sua inusuale statura, grazie alle spiegazioni di Antonietta Rosso e Rossana Sanfilippo, docenti di Paleontologia e Paleoecologia all’Università di Catania, e del dottor Luca Bellucci, paleontologo dell’Università "La Sapienza" di Roma, che il 7 gennaio scorso ha tenuto un interessante seminario sulle faune insulari per gli studenti dei corsi di studio in Scienze ambientali e naturali e in Biologia ambientale.

Grandi mammiferi come l’ippopotamo o l’elefante, giunti in Sicilia attraverso un "ponte" di terre emerse durante le ere glaciali rimpicciolirono infatti notevolmente rispetto alle dimensioni continentali originarie, diventando nani. Al contrario, animali piccoli come i roditori, aumentarono di taglia, come un ghiro chiamato Leithia, tre volte più grande di quelli attuali, un grosso toporagno. In zone costiere e nei laghi vivevano anche tartarughe giganti.

Gli studiosi ipotizzano che il progenitore del siculo Palaeoloxodon fosse proprio l’elefante antico di foresta Elephas antiquus, detto anche elefante dalle zanne dritte, che contemporaneamente viveva in Europa e lungo tutta la penisola, alto fino a 4 metri e mezzo, nonostante si riscontrino alcune differenze significative proprio nella forma delle zanne. 

Ma come ha fatto un bestione così enorme a rimpicciolirsi così tanto? Le ragioni sono tante, ma la più determinante è comunque dovuta al fatto che nelle isole le condizioni sono particolari dal punto di vista dell’alimentazione: le risorse sono poche, quindi conviene essere più piccoli e consumare meno. Inoltre, mentre un elefante antico poteva vivere oltre 70 anni, si pensa che gli elefanti siciliani avessero un'aspettativa di vita di circa 26 anni, come se il loro ciclo vitale fosse molto più veloce, con strategie riproduttive completamente differenti.

Tutti i materiali del Museo universitario catanesenel quale è possibile osservare numerosi fossili di altri elefanti, oltre che resti di ippopotamo nano, di orso delle caverne e di cervidi - sono di particolare interesse per la didattica e la ricerca scientifica, dato che la Sicilia, tra le isole del Mediterraneo, è quella che ha il maggior numero di mammiferi fossili. Anche grazie a questa ricchezza, i "misteri" dell’elefante nano, che è diventato un po’ la mascotte del Museo, sono costantemente al centro dell’attenzione degli studiosi catanesi, che collaborano con numerosi centri internazionali, tra cui l’Istituto catalano di Paleontologia e il Museo di Storia naturale di Londra, per capire innanzitutto in che modo le loro popolazioni fossero simili o diverse rispetto a quelle degli elefanti attuali.


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