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"Jiaotong Teahouse", la vita nella sala da tè più antica della città

di Alfio Russo

Il giovane filmmaker catanese Andrea Vallero ha conquistato il Looking China Golden Lenses Award 2019: «Sarei dovuto tornare in Cina a ritirare il premio in aprile, ma la città assegnata al gruppo italiano era Wuhan...»




Con il documentario "Jiaotong Teahouse" sulla vita nella sala da tè più antica della città, il giovane filmmaker catanese Andrea Vallero ha conquistato il Looking China Golden Lenses Award 2019 sbaragliando la concorrenza degli altri 102 documentari candidati provenienti da tutto il mondo.

Laureato in Filosofia nel 2017 all'Università di Catania con una tesi dal titolo "Cooperazione, intenzionalità e comunicazione nella teoria di Tomasello", il giovane filmmaker ha preso parte al corso di regia documentaristica della Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC) di Palermo.

«Ero diviso tra il percorso universitario e la passione per il cinema – spiega -. Alla fine della laurea triennale ho deciso di provare a perseguire il secondo. Nel corso dei miei studi universitari ho incontrato docenti con i quali sono riuscito a confrontarmi e grazie a loro sono cresciuto molto: in particolar modo Alessandro De Filippo mi ha incoraggiato e sostenuto nella folle idea di provare a fare cinema e il mio relatore Giovanni Camardi, grande appassionato di cinema tanto che a lezione, anche per spiegare argomenti di logica formale, citava sempre battute tratte dai suoi film preferiti».

Nell’aprile dello scorso anno l’avventura del progetto cinese: il Looking China Youth Filmmaker Project, un progetto - organizzato e sponsorizzato dall'Academy for International Communication of Chinese Culture (AICCC), Beijing Normal University e Huilin Foundation – che consiste nell’invitare in Cina per 20 giorni oltre 100 giovani registi e filmmaker da tutto il mondo per raccontare la cultura cinese attraverso la realizzazione di brevi cortometraggi. La selezione dei candidati viene concertata attraverso l'aiuto delle varie sedi dell'Istituto Confucio sparse in tutto il mondo.

«Nel mio caso - racconta - l'avventura è nata dalla collaborazione tra l'Istituto Confucio di Macerata, in particolare grazie a Francesco Cardinali (docente di Laboratorio di Comunicazione e Advertising dell’Università di Macerata e supervisore italiano per l’ateneo del progetti Looking China) e il CSC Palermo grazie a Costanza Quatriglio (regista e direttrice didattica del Centro) e Piero Li Donni (tutor del Centro insieme con Francesco Di Gesù). 

«Il soggetto che ho dovuto sviluppare - racconta - riguardava Jiaotong, la sala da tè più antica della città, un luogo veramente speciale e particolarmente adatto a raccontare la Cina contemporanea e le sue contraddizioni, e soprattutto rappresentativa della rapidissima crescita economica, urbana e demografica della città di Chongqing e dell'intera Cina».

«Si tratta di una sala molto rustica, una specie di capannone con tavoli in legno e pavimento in pietra – prosegue -. Il locale, che è diventato sempre più noto negli ultimi anni, è frequentato da gente di ogni estrazione sociale: dagli anziani del quartiere agli operai dei cantieri vicini; dalle famiglie benestanti che vanno là per passare qualche ora di svago a vari tipi di giocatori d'azzardo. Nei 12 minuti del corto provo a raccontare un giorno di vita all'interno della sala. Molto è stato lasciato fuori dal corto e mi piacerebbe prima o poi trovare i finanziamenti per tornare nella sala da tè a girare un film più lungo».

«Sarei dovuto andare in Cina il prossimo mese, in aprile, per ritirare il premio e girare un altro corto – spiega -. La città assegnata al gruppo italiano era proprio Wuhan». 

Una nuova avventura che il giovane filmmaker etneo dovrà rimandare...


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