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Catania da scoprire: l'anfiteatro

di Zammù TV

Archeologia e arte si mescolano con naturalezza alla realtà urbana di piazza Stesicoro: qui il teatro romano, i palazzi settecenteschi e la vitalità del centro storico offrono al visitatore un percorso unico. Ecco il documentario realizzato con gli studenti del Laboratorio di Comunicazione dei Beni archeologici




Eccovi il documentario sull'anfiteatro di piazza Stesicoro, presentato al pubblico ieri pomeriggio al centro fieristico Le Ciminiere.

Si tratta del risultato di un progetto didattico che ha coinvolto gli studenti impegnati nel Laboratorio di Comunicazione dei Beni archeologici del corso di laurea in Formazione di Operatori Turistici, nato all'inizio di quest'anno dalla collaborazione tra il Parco archeologico Greco Romano di Catania e il dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Catania, allora diretti dalla dott.ssa Maria Grazia Branciforti e dal prof. Dario Palermo. Al progetto - che ha avuto come referenti il dott. Fabrizio Nicoletti per il Parco archeologico, e la dott.ssa Eleonora Pappalardo per l'Ateneo - si sono poi uniti il Museo Storico dello Sbarco in Sicilia 1943 e noi di Zammù TV, mettendo in campo le competenze tecniche e professionali di Sonia GiardinaSalvo NotoMarco PirrelloMauro Sodano.

Il documentario dunque è il risultato finale di un progetto di comunicazione e valorizzazione dei beni archeologici catanesi, nasce dalla volontà di far cimentare gli studenti in esperimenti di pianificazione, progettazione e comunicazione in ambito di turismo archeologico e dalla convinzione che il patrimonio monumentale del territorio catanese debba essere concepito quale importante “risorsa” ai fini dell’incremento turistico nel territorio.

«Pochi sanno - spiega Pappalardo - che Catania è la seconda città in Italia, dopo Roma, per numero di monumenti romani. Ma ciò che rende il territorio catanese unico nel generale contesto del bacino del Mediterraneo è la singolare condizione che caratterizza il rapporto tra la città romana e il moderno impianto urbano. I palazzi settecenteschi, espressione di una variante eccezionale del barocco siciliano, grazie alla bicromia ottenuta dal connubio tra la pietra lavica e il calcare, poggiano direttamente sui monumenti archeologici che a volte ne costituiscono le fondazioni». 

Il centro storico etneo, dunque, offre al visitatore la possibilità di fruire di un percorso culturale unico, un dedalo di strade e edifici storici in cui archeologia e arte si mescolano con naturalezza alla moderna realtà urbana e costituiscono un’esperienza di viaggio pressoché inimitabile.

Ma vediamo più in dettaglio i contenuti del documentario che racconta la storia di un monumento attraverso voce (quella dell'attrice catanese Evelyn Famà), suoni e immagini. 

«Il testimonio più grande dell’antica catanese grandezza»: è la definizione che ne diede il principe di Biscari, ma altri nomi illustri del passato catanese si legano a questo silenzioso testimone: decisivi per la “scoperta” e l’avvio dei lavori di scavo e recupero del monumento (nel 1904) furono l’amministratore De Felice e l’architetto Filadelfo Fichera; nel 1907, inoltre, alla cerimonia della sua apertura partecipò il re Vittorio Emanuele III.

L'anfiteatro romano di Catania, probabilmente il più complesso fra i teatri siciliani, di cui è visibile solo una piccola porzione, si estende al di sotto dei palazzi barocchi situati tra la piazza e le vie limitrofe. «La porzione visibile - spiega Branciforti - include una parte dell’arena nel settore nord, delimitata dal podio costituito da file di blocchi, alcuni rivestiti di marmo e altri in basalto dell’Etna, dove, su due lati, sono ricavati gli assi principali di un varco di accesso».


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