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La letteratura modernista, tra psicoanalisi e teoria della relatività

di Salvo Noto e Mariateresa Calabretta (redazione web)

Molti manuali considerano Svevo e Pirandello dei decadenti, Romano Luperini propone una categoria letteraria alternativa che definisce meglio lo spirito degli autori del primo Novecento: il Modernismo


La quattordicesima lezione di Didattica della letteratura del prof. Romano Luperini è dedicata all'approfondimento di una categoria letteraria "nuova" che inquadra la letteratura del primo Novecento.

Gli studenti del corso di laurea magistrale in Filologia moderna del Disum sono stati invitati dal prof. Luperini ad abbandonare le vecchie etichette di Decadentismo o di età delle avanguardie utilizzate, fino ad ora, per indicare la produzione letteraria compresa tra il 1904 e il 1930 «questo periodo questi 25 anni, circa, se si vogliono chiamare in un modo sono: l’età del Modernismo. È utile secondo me informarvi su questa categoria, che ormai ha vinto la lotta per l’egemonia nel campo della critica letteraria. Penso che i prossimi manuali la useranno per capire meglio i vari aspetti delle arti primo novecentesche». Il Modernismo è, quindi, la categoria più adeguata a definire la letteratura di Svevo, PirandelloTozzi, Montale e Ungaretti.

Il Modernismo, chiarisce Romano Luperini durante la lezione, non ha una poetica peculiare, e non è nemmeno un movimento unitario. Varie poetiche, infatti, si possono definire moderniste pur essendo diverse fra di loro. Ciò che le accomuna è la proposta di un radicale rinnovamento nella scrittura. L'elemento caratterizzante e unificante è la cultura, il movimento modernista ha una cultura che nasce da una filosofia e da una società profondamente diverse rispetto a quelle di venti anni prima. Nasce dalla rivoluzione epistemologica che in filosofia prende i nomi esemplari di Nietzsche Freud e Bergson e in fisica di Einstein, anche la fisica, infatti, contribuisce alla nascita di una visione del mondo completamente nuova, «pensate alla teoria della relatività, tutto è relativo, tutto diventa problematico non ci sono più leggi oggettive, le leggi dipendono dallo sguardo dell’osservatore. Lo sguardo dell’osservatore decide sulla norma che è il risultato di un processo mentale del ricercatore». Dopo Einstein o Freud è difficile per lo scrittore dire quale sia la verità. «La visione del mondo e l’idea di verità cambiano in modo radicale, tutto diventa soggettivo e relativo mentre nel Positivismo tutto doveva essere oggettivo. Si tratta di una svolta sostanziale, cambiano le leggi della psicologia, la psicoanalisi scopre che l’uomo non è padrone in casa sua, cioè che l’uomo dipende da forze inconsce che non conosce e non padroneggia».


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