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Dea di Morgantina, parte il restauro 3D

di Alfio Russo

L'Ibam-Cnr e il Museo regionale di Aidone stanno lavorando a un progetto di ripristino iconografico digitale che attraverso laser scanner e fotografia consentirà di "ricomporre il puzzle" dei frammenti superstiti della statua

La Dea di Morgantina in 3D. Grazie all’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam Cnr) in collaborazione con la direzione del Museo regionale di Aidone, la statua risalente al V secolo a.C., considerata una delle opere d'arte più celebri e discusse al mondo, sarà oggetto di un restauro virtuale che consentirà di ricomporre integralmente la scultura.

Il programma di attività, coordinato da Fabio Caruso (ricercatore dell'Ibam di Catania) e dal team del Laboratorio di archeologia immersiva e multimedia (composto da Samuele Barone, Giovanni Fragalà, Danilo Pavone e Salvatore Russo), prevede il ripristino iconografico digitale dell’aspetto originale della statua - comprensivo dei frammenti superstiti - e al tempo stesso di contribuire ad una più profonda conoscenza e alla valorizzazione di un’opera famosissima e tuttavia per molti aspetti ancora elusiva, come si conviene all’immagine di una divinità che continua a mantenere segreto il suo nome.

I pezzi mancanti sinora rimasti chiusi nei depositi del Museo, infatti, grazie al paziente lavoro di acquisizione digitale con laser scanner e fotografia consentirà di ricomporre, come in un puzzle, la statua realizzata, probabilmente, da un discepolo di Fidia nella Magna Grecia. 

Gli interventi prevedono, inoltre, la realizzazione da parte del Landis dell'Ibam (Laboratorio di analisi non-distruttive), coordinato da Paolo Romano, delle analisi chimico-fisiche con tecniche non invasive al fine di determinare la presenza di elementi caratterizzanti tracce di colore e quindi di ricostruire la policromia dell’intera opera.

La statua. Recuperata da tombaroli, martoriata e segata in tre parti per facilitarne l’esportazione clandestina, fu trafugata dal sito archeologico di Morgantina agli inizi degli Anni 80. Giunta in Svizzera, fu successivamente venduta dal ricettatore Renzo Canavesi a Robin Symes, un importante acquirente internazionale per conto di importanti musei. Nel 1986 fu rivenduta al "Getty Museum" di Los Angeles dove nel 1988 fu esposta come la "probably Afrodite". Per 20 anni la statua è rimasta esposta negli Stati Uniti, poi dopo una lunga e tormentata contesa internazionale, è riapprodata in Italia e dal 17 marzo 2011, nel 150º anniversario dell’Unità nazionale, è custodita e esposta al pubblico al Museo archeologico di Aidone.

Nel corso delle sue peregrinazioni la statua della Dea di Morgantina - che rappresenta certamente una delle espressioni più alte e significative dell’arte greca di età classica - è stata sempre seguita da oltre un centinaio di frammenti, per la maggior parte di piccolissime dimensioni, ma in alcuni casi di un’entità tale da rendere ipotizzabile un futuro restauro integrativo.