AntropologiaArcheologia / ArteBiotechChimicaDirittoEconomiaFilologiaFilosofiaFisica e AstronomiaInformaticaIngegneria / ArchitetturaLatinoLetteraturaLinguisticaManagementMatematicaMusicologiaPedagogiaPsicologiaScienze agrarieScienze ambientaliScienze biologicheScienze del farmacoScienze della TerraScienze e tecnologie alimentariScienze medicheScienze naturaliScienze politicheSociologiaStoriaStoria del cinema

Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno: Mariano Rigillo legge Dante

di redazione web

L'attore napoletano è stato il protagonista del terzo appuntamento del ciclo di lectura Dantis "#fatti non foste a viver come bruti" organizzato da Teatro Stabile e Disum e dedicato questa volta al XXXIII canto dell’Inferno




Sono tratti dal XXXIII Canto dell'Inferno, tra i più tragici della Divina Commedia, i brani dedicati ai due dannati per "tradimento" - il disperato conte Ugolino e il frate Alberigo - e interpretati dal magnetico Mariano Rigillo. L'attore napoletano è stato il protagonista infatti del terzo appuntamento del ciclo di lectura Dantis "#fatti non foste a viver come bruti" organizzato dal Teatro Stabile e dal dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania. 

“Il trionfo della morte” è il tema dell’incontro. A fornire occasioni analitiche interviene la sapienza critica del professore Antonino Sichera, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea al Disum. A lui è assegnato il compito dell'esegesi di quegli endecasillabi che chiudono la Prima Cantica dantesca, divisi quasi matematicamente in due momenti, separati stilisticamente dalle due invettive che Dante invia a «Pisa, vituperio de le genti» e, in chiusura, alla Città della Lanterna, «Ahi Genovesi, uomini diversi».