AntropologiaArcheologia / ArteBiotechChimicaDirittoEconomiaFilologiaFilosofiaFisica e AstronomiaInformaticaIngegneria / ArchitetturaLatinoLetteraturaLinguisticaManagementMatematicaMusicologiaPedagogiaPsicologiaScienze agrarieScienze ambientaliScienze biologicheScienze del farmacoScienze della TerraScienze e tecnologie alimentariScienze medicheScienze naturaliScienze politicheSociologiaStoriaStoria del cinema

Pillole di Museo, tra barocco e scienza

di Chiara Racalbuto (redazione web)

Prosegue l'iniziativa del Simua dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale dell'Università di Catania. Questa settimana, due video-racconti ci portano alla scoperta del Museo della Fabbrica del Monastero dei Benedettini e del Museo di Mineralogia, Vulcanologia e Petrografia


Secondo appuntamento con "Pillole di Museo", il tour virtuale di musei, archivi e collezioni dell'Università di Catania promosso dal Sistema Museale di Ateneo (Simua). 

Due brevi video, a cadenza settimanale, raccontano la storia delle singole strutture e consentono di esplorarle a distanza, per sopperire alla chiusura imposta dall'epidemia da Covid-19 e mantenere accesi i riflettori su una realtà museale importante, che caratterizza la nostra identità territoriale e che merita di essere valorizzata.

Questa settimana tocca al Museo della Fabbrica del Monastero dei Benedettini, perla della Catania settecentesca, e al Museo di Mineralogia, Petrografia e Vulcanologia, con le ricche collezioni donate da Giuseppe Gioeni, fra i protagonisti della vita culturale e scientifica della città tra il XVIII e il XIX secolo.

Museo della Fabbrica del Monastero dei Benedettini

A descrivere il Museo della Fabbrica sono le studentesse Maria Chiara Raccuia (Beni culturali) e Cristina Ucchino (Lettere).

Il museo è parte integrante del Monastero dei Benedettini di San Nicolò l'Arena, capolavoro del barocco siciliano, fondato dai monaci cassinesi nel 1558 e ricostruito, a partire dal 1739, da Giovan Battista Vaccarini, dopo le due catastrofi naturali che colpirono Catania nel XVII secolo (l'eruzione del 1669 e il terremoto del 1693).

Nato da un progetto dell'architetto Giancarlo De Carlo (1919-2005) in collaborazione con l'Ufficio Tecnico dell'Università di Catania, il "Museo della Fabbrica" è stato realizzato per potenziare le attività di didattica e di ricerca, mantenendo e restaurando le preziose tracce settecentesche. Si sviluppa su due livelli, negli spazi un tempo occupati dalle cucine del convento. Il livello superiore, a forma quadrata, presenta un'edicola centrale, piano cottura principale della cucina. Il pavimento della cucina, riccamente decorato, è collegato agli ambienti sottostanti (la dispensa benedettina e il "ventre") da quattro aperture.

Il Museo è dotato anche di un archivio, che custodisce, tra gli altri, i documenti legati al grande cantiere dei Benedettini.

Museo di Mineralogia, Petrografia e Vulcanologia

Le riprese sono state realizzate a cura degli studenti del corso di laurea in Scienze geologiche: Antonella Bertino, Giovanni Caschetto, Luca D'Agata, Giada Montalto, Alfredo Motta, Albachiara Raniolo, Sabrina Zafarana (che ha curato anche il montaggio); la voce narrante è di Alfredo Motta. 

Le collezioni del Museo di Mineralogia, Petrografia e Vulcanologia sono custodite al 1° piano dell’edificio che ospita la sezione di "Scienze della Terra" del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali, accanto al Palazzo delle Scienze di Corso Italia, a Catania. 

La storia del Museo ha inizio nel 1781, con l’istituzione del Gabinetto di Storia Naturale in cui furono riposte le raccolte di minerali, rocce e fossili donate dal naturalista e vulcanologo Giuseppe Gioeni (1743-1822), alla cui memoria venne fondata, nel 1824, l'Accademia Gioenia di Scienze Naturali, un'istituzione ancor oggi attiva. Nel corso dei secoli successivi il museo si è arricchito grazie al contributo di numerosi studiosi. 

Attualmente è possibile visitare le collezioni di minerali delle solfare siciliane, di mineralogia sistematica, di rocce siciliane, di vulcanologia (con campioni dell’Etna, delle Isole Eolie e dell’area vesuviana), di gemme, ambre e strumenti antichi.


Vedi anche