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Luperini: «Saper educare per strappare i giovani al sonnambulismo»

di Salvo Noto e Mariateresa Calabretta (redazione web)

La società vuole fanciulli invecchiati, un’adolescenza prolungata all'infinito. I giovani, invece, dovrebbero puntare alla maturità


Romano Luperini conclude il suo ciclo di lezioni all'università di Catania riservandoci la sua lezione più bella e coinvolgente. Una lezione intensa ed emozionante dedicata ai giovani e al loro doveroso riscatto. Luperini non invita i suoi studenti a salire in piedi sulla cattedra, fa molto di più, esorta un'intera generazione a riappropriarsi della propria maturità che è «la capacità di sorprenderci, di stupirci, di ammirare, di capire ciò che è grande e ciò che è giusto e di emozionarci di fronte al grande e al giusto».

Gli studenti del corso di laurea magistrale in Filologia moderna del Disum sono condotti per mano lungo una riflessione che inizia, allegoricamente, dalla storia dei giovani italiani dagli anni '70 e del loro complesso e drastico cambiamento, rispetto alle generazioni precedenti, e procede raccontando delle risposte che gli intellettuali del tempo, Pasolini, Calvino e Fortini, cercarono di fornire ai tanti interrogativi che la mutata condizione giovanile stava sollevando. 

Il racconto dei giovani di ieri è un espediente per parlare dei giovani di oggi utilizzando le parole di quegli intellettuali che per primi si trovarono ad affrontare lo spiazzante mutamento portato dalla post modernità. Il prof. Luperini, in particolare, legge due poesie di Franco Fortini per dimostrarci, ancora una volta, la funzione della letteratura nelle nostre vite così devote al pragmatismo digitale ma storicamente smemorate.

Ciò che emerge dai testi e dal dibattito è la condizione di estraneità alla responsabilità e quindi alla maturità, dei forzati dell'adolescenza «il mercato, la società rendono infinita l’adolescenza non permettono mai ai giovani di diventare maturi, li lasciano lontani dalla coscienza e della responsabilità dell’età adulta. La persona matura è quella in grado di ragionare e decidere e il fine di un giovane è quello di diventare maturo non di restare giovane. È la società, innanzitutto, che vuole i lavori saltuari, che vuole i fanciulli invecchiati, vuole un’adolescenza prolungata all'infinito. Invece il giovane dovrebbe puntare alla maturità».

In questa condizione storica, che appare disarmante, Luperini consegna agli educatori una missione: «svolgere un’opera di trasmissione, mediazione e traduzione dal passato al presente e dal biologico allo storico, che significa ricostituire un patto tra le generazioni. Questo patto fra le generazioni sarà possibile se noi strappiamo i giovani dal loro sonnambulismo e li facciamo giungere alla maturità, Quindi educazione è responsabilità verso la storia».

Quei due ragazzi mesti scalciano una bottiglia.

Proteggete le nostre verità.

(F. Fortini)


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