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Luperini, insegnare per temi: il rapporto col passato e con il mondo dei morti

di Mariateresa Calabretta (redazione web) e Salvo Noto

Il rapporto del poeta con il mondo dei morti, dall'Odissea alla Divina Commedia, fino alla poesia lirica della modernità. Un percorso tematico per esaltare lo stretto legame tra la letteratura e la storia sociale


La dodicesima lezione di Didattica della Letteratura del prof. Romano Luperini per gli studenti del corso di laurea magistrale in Filologia moderna (Dipartimento di Scienze umanistiche, Unict) approfondisce, attraverso un ulteriore esempio di insegnamento per temi e genere, lo stretto legame tra la letteratura e la storia sociale, il tema affrontato è il rapporto dello scrittore con il mondo dei morti.

Nell'antichità il rapporto con i morti è centrale nella cultura, «l’incontro con i morti fonda l’identità di un popolo e la proietta nel futuro come una possibilità da perseguire. È evidente sin dalla civiltà greca, che è segnata dall'incontro con i morti nell'Ade: Agamennone, Aiace, Achille, sono tutti gli eroi a cui Omero mette in bocca una storia per fondare la mitologia del popolo greco. È caratteristico che la civiltà greca cominci con Omero che descrive un racconto di discesa nell'Ade e finisca con un alessandrino, Luciano, il quale scrive i dialoghi dei morti, proprio alla fine della civiltà greca antica». 

Con Dante l'approccio del poeta cambia, nella Divina Commedia i morti sono i mediatori del significato autentico della vita. Il mondo dei defunti diventa un libro aperto capace di comunicare il valore presente dell’esistenza e il progetto salvifico in cui si adempierà la storia dell’umanità. Il mondo dei morti dà accesso alla verità per i vivi.

Con la modernità la situazione,  invece, si  inverte, i morti non trasmettono più nessun significato non sono più mediatori del senso, «Leopardi racconta la frattura moderna irrimediabile tra i vivi e i morti». Anche per Montale i morti sono silenziosi, incapaci di comunicare con i vivi sono senza materia o voce, dice montale, sfiorano l’esistenza dei vivi ma non possono stabilire con loro nessuna relazione.

Il rovesciamento della posizione degli antichi che si riflette, anche, in un cambiamento del genere, si passa dal poema (Odissea, Eneide, Divina Commedia) alla poesia lirica. «La modernità ha solo poesie liriche, perché la morte è diventata un fatto esistenziale intimo privato individuale che non ha più niente di pubblico e il genere per eccellenza che racconta questo carattere privato è la poesia lirica, nella poesia lirica si parla di sé e basta, è il genere tipico del narcisismo moderno. La morte si è privatizzata non dà più nessuna risposta al bisogno di significati, anzi semmai conferma che non c’è alcun significato».


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